Il momento del convito, oggi come nel '400 italiano, è scandito da passaggi ordinati e fissati secondo l'uso comune, derivato da regole limate ed assimilate nel corso dei secoli.

Fin dall'antichità, questo intervallo quotidiano è stato interpretato in vario modo, fino ad arrivare al modus operandi della seconda metà del quattrocento; i conviti ed i banchetti si consumavano attraverso una cerimonia ben definita, supportata da un codice di comportamento che confermava l'appartenenza ad una ristretta élite, sia dal punto di vista politico che culturale.

Verso la fine del '400 questi momenti si fanno sempre più frequenti; organizzati in occasione di matrimoni, arrivo di delegazioni, feste "pagane" come il carnevale (Roma 1473 organizzato dal cardinale Pietro Riario) ad esempio, festeggiamenti per onorificenze ricevute, insomma, il signore attraverso queste fastose cerimonie intende aumentare il proprio prestigio e comando, mostrando ai pari la ricchezza(1) dei suoi apparati ed ai sudditi la sua magnificenza (2), elargendo gli avanzi delle sontuose portate a tavola o addirittura invitando, con un "menù apposito", gli stessi alla propria tavola.(3)

In questo articolo vogliamo parlare di una delle fasi che componevano un banchetto di fine quattrocento, la COLLATIONE.
L’antenata dell’odierno RINFRESCO, un intermezzo informale all’interno di una cerimonia “pesante” come poteva essere un banchetto quattrocentesco; era la “cosa nuova” della convivialità del tempo, veniva offerta indistintamente all’inizio, alla fine o al di fuori dei conviti.

“In seguito all’invenzione dello zucchero, adoperato per i vari usi, i conviti sono stati completati con un’importante aggiunta, motivo di raffinatezza e magnificenza. Da allora si usa preparare molte cose, non soltanto per il loro sapore ma per il piacere visivo dei presenti come ciò che viene offerto in quei piccoli pasti che oggi si chiamano ‘collationi’, alle quali vedo che i principi stessi tengono particolarmente in quanto hanno così l’occasione di dimostrare la loro magnificenza. Questo uso è iniziato con Alfonso, del quale conosciamo non solo questo ma anche gli altri aspetti dello splendore.”

Così Giovanni Pontano, umanista e letterato napoletano autore del “De conviventia”, definiva la nuova “moda” gastronomica in voga durante il regno di Alfonso d’Aragona.

I cibi presentati durante questi momenti avevano un filo comune, lo ZUCCHERO; così venivano serviti pinocchiati, cialdoni, marzapani, frutta confettata ma anche statue, architetture monumentali ed alimenti che nulla avevano a che fare con il dolce ma che “tanto al naturale, come l’altre cose, ch’erano credute non finte”(4).

Solitamente venivano accompagnati da vini leggeri o speziati (malvasia, trebbiano, vino vermiglio ed ippocrasso) tenuti in fresco o serviti in coppe messe in acqua ghiacciata, così come ci racconta un cronista presente alle nozze Medici-Orsini (Firenze 1469).

”In sulle tavole era tra 2 una tazza grande d’ariento piena d’acqua fresca, dove si mettevano e bicchieri del vino e dell’acqua in fresco.”

La COLLATIONE non aveva una ben precisa disposizione temporale all’interno del convito, poteva essere servita:

-all’inizio cosi come accadde a Roma nel 1473(5) “Adrivati in tavola stectemo un peczo in piedi colle spalle nostre volte alla tavola et venne una collazione in deice confectere con certe aquile imperiali de zuccaio, et fo colatione de zuccaio et melarance inzucarate et indurate et tasse da bevere con malvasia. Facta collazione venne l’acqua ad mano et lavamoce ciascuno allo sou bacile con acqua rosata”;

-come rinfresco nelle pause dei lunghi conviti, magari alla fine di alcune danze “E ogni volta che venivano in su questo palco a danzare facevano una collezione o due secondo che dava il tempo. Veniva innanzi le trombe, poi uno bacino grande d’ariento, poi molti altri piccoli pieni di bicchieri, poi molti orciuoli d’ariento pieni d’acqua, poi molti fiaschi di trebbiano, poi 25 confettiere d’ariento piene di pinocchiati e zuccata confetta; davasene abbondantemente ad ognuno, e tutte si votavano; e così bere.”(6);

- solitamente alla fine del pasto e così come afferma il Pontano, la “seconda mensa” andava curata al meglio “come l’ultimo atto che, per i migliori poeti, è oggetto di particolare cura”.

Non ci siamo voluti soffermare sui tantissimi altri aspetti della convivialità quattrocentesca a corte, perché altrimenti il discorso si sarebbe fatto fin troppo lungo e tedioso; ci siamo invece voluti concentrare sulla COLLATIONE perché è stata protagonista de “L’ARTE DEL TORNEARE” (http://www.torneoinarmatura.com), evento di ricostruzione storica avvenuto a San Leo nell’ottobre 2014.

Abbiamo voluto ricreare, senza purtroppo tenere conto dei “tempi” quattrocenteschi di sicuro molto più lunghi, un piccolo banchetto organizzato dal castellano della Fortezza di San Leo, in occasione dei festeggiamenti per il fidanzamento tra il conte Federico da Montefeltro e Battista Sforza, figliola di Alessandro signore di Pesaro (1459).

Gli ambasciatori intervenuti sono stati accolti a corte ed è stata loro offerta una ricca COLLATIONE a base di pinocchiati, offelle, frutta confettata e malvasia. Durante i due giorni di evento hanno dato sfoggio della loro magnificenza ed eleganza, danzando ed assistendo ad un piccolo torneo in arme nello steccato tra i loro famigli; il tutto accompagnato da dolci, vino, squilli di tromba, musici…insomma abbiamo provato a ricostruire e far rivivere l’atmosfera che si creava in tali occasioni, speriamo di esserci riusciti anche solo in parte.

 note :

1 A Firenze nel 1469 si celebrò il matrimonio tra Lorenzo de’ Medici e Clarice Orsini, “in casa dov’era le nozze, niuna persona da bene vi capitava, che subito non fussi ricolto e menato in quella camera terrena in sulla loggia grande a fare collezione; dove s’apparecchiava frutta e confetti e vino bianco e vermiglio” mentre “a gente bassa nulla si diceva” .

2 ”vero è che prima che fossero presentate avanti, (le vivande) erano portate con grandissimo onore intorno la piazza del palazzo per istendere con ordine li servi et anche per farne mostra al popolo, acciocché egli vedesse tanta magnificenza” Bologna 1486, matrimonio Annibale II Bentivoglio con Lucrezia d’Este.

3 In occasione dei festeggiamenti per il matrimonio tra Costanzo Sforza, signore di Pesaro, e Camilla d’Aragona, il rinfresco “cum gran magnificentia et habundantia forono getati et seminati et dispensati per tuta la sala, et sopra tuto el popolo, non solo confecti, ma etian dio de li cisti..” Pesaro 1475.

4 A Rimini nel 1475, in occasione del matrimonio tra Roberto Malatesta ed Isabella da Montefeltro, venne addirittura “costruito” un modella della rocca di Rimini “come sta eretto, mostrando distintamente i ponti, le porte, le saracinesche, le ritirate e i torricini guardati da Giganti, e le mura da’soldati, con fuochi nelle punte dell’arma astate, che gettavano suavissimi odori”.

5 Convito di Pietro Riario cardinale di S. Sisto in onore di Eleonora d’Aragona sposata a Napoli per procura con Ercole I duca d’Este, Roma 1473.

6 Firenze 1469, matrimonio tra Lorenzo de’ Medici e Clarice Orsini