Nel 15 secolo l'unità tattica regina degli scontri sui campi di battaglia italiani era la cavalleria pesante, organizzata in lance era apprezzata e temuta anche all'estero.

La fanteria fondamentalmente utilizzata come unità a sostegno della cavalleria, nell'assedio o difesa di un territorio e nel presidio dello stesso una volta conquistato, con il passare degli anni crescerà di importanza anche grazie all'introduzione e all'aumenta efficacia delle armi da fuoco.

Tatticamente la guerra sul campo di battaglia subiva l'influenza, di due scuole facenti capo a due grandi condottieri d'inizio secolo, Muzio Attendolo detto lo "Sforza" e Braccio da Montone entrambi forti sostenitori dell'utilizzo della cavalleria.

Braccio da Montone era sostenitore della forza d'urto, dell'impeto delle cavallerie, la sua scuola si basava su attacchi continui delle squadre di cavalleria che, appoggiate dalla fanteria, venivano fatte ruotare nel corso della battaglia per mantenere costante sul nemico la pressione fino ad ottenere dei punti di rottura verso i quali venivano poi lanciate le riserve fresche appositamente tenute da parte.

Muzio Attendolo Sforza, adottava un approcio alla battaglia più ponderato basato sull'utilizzo della grande massa di uomini e sulla possibilità di effettuare diverse manovre sul campo di battaglia per poter meglio attaccare e sconfiggere il nemico. La scuola sforzesca sopperiva alla velocità d'azione con la possibilità di impiegare in maniera differente le unità che componevano l'esercito e nel caso di implementarne altre ottenendo così più varianti nella manovra.

In generale però gli esperti condottieri quattrocenteschi, capi di eserciti complessi e composti, più che adottare in maniera univoca una delle due scuole si rifecero alle situazioni specifiche delle battaglie in cui si trovarono, adottando a volte una a volte l'altra tecnica andando nel frattempo ad integrarle con le nuove armi che si affacciavano sui campi di battaglia.

Bartolomeo Colleoni sconfisse i francesi a Bosco Marengo utilizzando una manovra di scuola sforzesca, mentre due anni più tardi ottenne la vittoria di Romagnano Sesia utilizzando l'impeto della cavalleria così come insegnava la scuola braccesca.

Il Carmagnola che militò sotto grandi condottieri tra cui Facino Cane, che sosteneva l'importanza delle truppe montate e della tecnica braccesca applicata ad essa, vinse la battaglia di Arbedo facendo smontare i suoi uomini d'arme e sconfiggendo così gli svizzeri che fino a quel momento avevano fatto strage delle truppe montate.