Bartolomeo Colleoni, a cui i soldati del tempo avevano dato il soprannome di "invincibile", passa alla storia come uno dei capitani di ventura più intraprendenti del sec. XV. impersonando il classico condottiero quattrocentesco spavaldo, audace, dominato dall'ansia di raggiungere la celebrità. 

La statua equestre, eretta a Venezia, al Campo dei santi Giovanni e Paolo (opera di Andrea Verrocchio), ha immortalato il fascino e la fierezza di questo straordinario personaggio. 

Nato nel 1400 a Solza nella pianura bergamasca figlio di Paolo e Riccadonna dei Valvassori di Medolago, il padre nel 1372 era riuscito ad entrare in possesso del castello di Trezzo strappandolo al duca di Milano, e volle far partecipe al principato i suoi cugini, questi lo uccisero nel 1404 si impossessarono del castello, rinchiusero la moglie in prigione dove finì i suoi giorni.

Il fanciullo fu risparmiato, passò la giovinezza in miseria a Solza e all'età di quindici anni fu ammesso come paggio alla corte piacentina di Filippo Arcelli. Era solo un ragazzo quando decise di scendere al sud e raggiungere Braccio da Montone, questi gli diede un cavallo e lo prese tra i suoi valletti, ebbe il battesimo delle armi nell'assedio di Acerra.

A vent'anni raggiunse Napoli e si mise al servizio della regina Giovanna.

Gli viene affidata una condotta di venti cavalli sotto Jacopo Caldora, dopo poche settimane ne comanda trentacinque e può inalberare il proprio stemma gentilizio con tanto di testicoli, si mise in evidenza nella battaglia dell'Aquila del 1424 e il Caldora se lo portò con se per la riconquista di Bologna alla chiesa. 

Ingaggiato da Venezia diviene luogotenente del Carmagnola si fa notare nella difesa di Cremona che fu invece fatale per Francesco. Alla morte di quest'ultimo inizia l'alterna fortuna del Colleoni con la Serenissima, gli si preferisce come capitano generale Gianfrancesco Gonzaga rimane deluso dal comando di solo cento cavalli, si sposa con la bresciana Tisbe dei Martinengo che gli darà otto figlie ma non l'erede maschio. 

Nel 1439 si accese tra la Serenissima e il Ducato di Milano una furiosa guerra per il possesso del Lago di Garda e delle terre tridentine che vi si affacciano.

La lotta divampò con alterne vicende da Brescia alle Giudicarie e alla vallata del Sarca; sul lago i milanesi tenevano saldamente tutta la sponda occidentale da Riva fino al Mincio, e proprio dal Mincio una flotta si era spinta fino al porto di Riva stazionandovi, mentre i Veneziani in possesso della sponda orientale erano privi di navi da guerra, nè al lago avrebbero mai potuto portarla, non avendo una via d'acqua per accedervi.

Colleoni compie un impresa leggendaria, facendo arrivare la flotta veneziana sul Lago di Garda. Con lui c'è un certo Nicolò Sorbolo, nativo di Creta; è lui a suggerirgli un'idea che sembro allora perfino inconcepibile. Una trentina di navi da guerra, tra cui due galeoni e sei galere, navigarono da Venezia risalendo dalla foce tutto l'Adige fino nei pressi di Mori (vicino a Rovereto). Poi con carrucole e funi e impiegando 2000 buoi, le trascinarono per via terra fra i monti lungo la valle del Cameras fino al Passo san Giovanni, poi le calarono fra mille difficoltà fino a Torbole, sul lago, dove venne di nuovo approntata la flotta per fronteggiare quella ducale. Rimesse in acqua le navi, Colleoni le arma, e alcune con grosse travi le lega insieme e vi rizza un castelletto a difesa dell'intera flotta; salpa e inizia a costeggiare il lago. 

Il 20 novembre 1439 avvenne il primo scontro con la flottiglia viscontea presso Maderno, e l'indecisione di un comandante veneziano Pietro Zeno portò a una disastrosa sconfitta la squadra veneta.

Ma i Serenissimi e il Colleoni non si perdettero d'animo, durante l'inverno facendo arrivare da Venezia, carpentieri, parti staccate, e materiali vari sempre per la stessa singolare via, costruirono sul posto a Torbole (diventato un cantiere della Serenissima) altre navi, poi fra il 10 e il 14 aprile del 1440 con quella che poi diventò la flotta della "Serenissima del Garda", attaccarono e riuscirono a prendersi davanti a Riva una solenne rivincita contro la flotta viscontea; misero piede sulla costa e conquistarono i castelli di Garda e Riva.

Con la pace di Corvara, Francesco Sforza comandante delle milizie di Venezia gli fa avere in premio per i suoi servigi i castelli di Romano, Antegnate e Covo nel bergamasco , ma tre volte se li vide togliere e ridare, a causa delle alterne vicende politiche. Il Colleoni ne ebbe abbastanza, lasciò Venezia e si impegnò per Filippo Maria Visconti. 

Nel 1442, il Piccinino invidioso del Colleoni lo mette in cattiva luce presso il duca che crede nella calunnia; Bartolomeo è catturato a Pontremoli portato in catene a Piacenza e poi a Monza.

La morte di Filippo Maria e la proclamazione della repubblica ambrosiana rese possibile la fuga del Colleoni dal carcere in maniera rocambolesca, con il favore delle tenebre si cala frettolosamente ai piedi della torre con delle lenzuola annodate in precedenza e varca il fossato, si dirige verso una sponda del vallo dove l'attende Giorgetto Poma, poi con due cavalli raggiungono Landriano dove riabbraccia la moglie e le figlie e raduna i suoi fedeli. 

Francesco Sforza nominato capitano generale della repubblica ambrosiana lo vuole con se, e Bartolomeo si vede affidare il comando di un esercito; ha il compito di contrastare le truppe del duca d'Orleans per assicurarsi Asti.

Pone l'assedio al castello di Bosco Marengo; lo scontro avviene l'11 ottobre 1447 la cavalleria di Dresnay viene aggirata e sterminata e quasi tutti i francesi vengono catturati; è una vittoria che verrà osannata come il trionfo delle armi italiane sulle straniere.

Poi Colleoni lasciò improvvisamente l'esercito milanese e si mise nuovamente al servizio di Venezia che sembra non voler valorizzare abbastanza il suo audace condottiero.

Infatti è ancora con lo Sforza nuovo signore di Milano un'azione fulminea del Colleoni nella riconquista al ducato milanese del Monferrato, della Valsassina e dei territori tra Bergamo e Brescia. Con queste gesta capisce che sta arrivando il momento tanto atteso; ritorna a Venezia e finalmente per lui arriva la nomina a capitano generale. 

E' il 12 aprile 1454 dopo 22 anni di attesa firma la condotta con la Serenissima che gli verrà rinnovata fino alla morte.

Visse i suoi anni di pace nel castello di Malpaga impegnato in opere di mecenate; costruì due monasteri a Martinengo, e alla morte della figlia preferita Medea, incaricò Giovanni Amodeo di costruire la famosa cappella Colleoni nella Basilica di S. Maria Maggiore a Bergamo. Quando morì la moglie fece testamento distribuendo i suoi possedimenti in parti uguali tra le figlie rimaste, ma destinando somme a monasteri, chiese, e pagando i debiti dei suoi massari; lasciò a Venezia una serie di immobili e la somma di 300.000 ducati con la richiesta che gli venisse eretta una statua in memoria. 

Morì il 2 novembre 1475 a Malpaga. Anche qui per rendere i suoi terreni coltivabili e produttivi, si era inventato audaci bonifiche, canalizzando canali, spianando colline.

Le campane suonarono i primi rintocchi funebri ai quali fecero eco le salve di cannone sparate a Pontoglio, Brescia, Verona, Vicenza; finchè non furono sentite in laguna e allora anche le campane di S. Marco suonarono tutte a lutto. 

Bartolomeo Colleoni era morto ed entrava nella leggenda, ci vollero cinque secoli per ritrovarne la salma: nel 1969, con ancora intatti il bastone di comando e la spada. I suoi resti giacciono nel mausoleo che l'Amadeo completò due anni dopo la sua morte nella famosa cappella di Bergamo. 

Colleoni fu un innovatore nell'arte militare di allora, oltre al citato trasporto di navi via terra, usò per la prima volta le armi da fuoco nella battaglia di Molinella a Riccardina nel 1466; qui il Colleoni impiegò le spingarde collocandole su piccoli carri .